Digital Advertising: chiesti 25 miliardi di danni a Google

by antonellocamilotto.com


Uno studio legale presenterà due denunce presso i tribunali del Regno Unito e Olanda contro Google, accusata di pratiche anticoncorrenziali e abuso di posizione dominante. Gli editori europei e britannici avrebbero chiesto un risarcimento danni di 25 miliardi di euro.


Nelle due cause, finanziate da Harbour Litigation Funding, viene evidenziato il potere di Google nel mercato della pubblicità digitale online. Secondo gli avvocati, l’azienda californiana adotta da anni pratiche anticoncorrenziali che danneggiano gli editori, sia nazionali che locali, attraverso la sua attività di intermediazione tra editori e inserzionisti per la vendita degli spazi pubblicitari.


Sulla questione era intervenuta anche l’autorità antitrust del Regno Unito con l’avvio di un’indagine a fine maggio. Un gruppo di editori aveva presentato una denuncia alla Commissione europea all’inizio di febbraio.


La stessa Commissione europea aveva avviato un’indagine su alcuni servizi di Google a fine giugno 2021 (l’azienda ha cercato di trovare un accordo).


L’obiettivo dello studio legale è ottenere un risarcimento di 25 miliardi di euro per le perdite (mancati guadagni) causate dalle condotte di Google.


La denuncia che verrà presentata nel Regno Unito riguarderà automaticamente tutte le parti interessate, mentre sarà necessario chiedere di partecipare a quella che verrà presentata in Olanda.


Google respinge le accuse dichiarando, tramite un suo portavoce, quanto segue:

"Google collabora in modo costruttivo con gli editori di tutta Europa. I nostri strumenti pubblicitari e quelli dei nostri numerosi concorrenti ad tech aiutano milioni di siti Web e app a finanziare i loro contenuti e consentono alle aziende di tutte le dimensioni di raggiungere efficacemente nuovi clienti. Questi servizi si adattano e si evolvono in collaborazione con gli stessi editori. Questa causa è speculativa e opportunistica. Quando riceveremo la denuncia, la combatteremo vigorosamente".๏ปฟ

© ๐—ฏ๐˜† ๐—”๐—ป๐˜๐—ผ๐—ป๐—ฒ๐—น๐—น๐—ผ ๐—–๐—ฎ๐—บ๐—ถ๐—น๐—ผ๐˜๐˜๐—ผ

Tutti i diritti riservati | All rights reserved

๏ปฟ

Informazioni Legali

I testi, le informazioni e gli altri dati pubblicati in questo sito nonché i link ad altri siti presenti sul web hanno esclusivamente scopo informativo e non assumono alcun carattere di ufficialità.

Non si assume alcuna responsabilità per eventuali errori od omissioni di qualsiasi tipo e per qualunque tipo di danno diretto, indiretto o accidentale derivante dalla lettura o dall'impiego delle informazioni pubblicate, o di qualsiasi forma di contenuto presente nel sito o per l'accesso o l'uso del materiale contenuto in altri siti.


Autore: by Antonello Camilotto 15 giugno 2025
Nonostante l’uso diffuso di SPID e CIE per accedere ai servizi pubblici, il voto online resta un miraggio: tra timori di sicurezza, vincoli legali e resistenze politiche, la democrazia digitale in Italia è ancora ferma al palo. Nel 2025, in un’epoca in cui si può aprire un conto corrente, firmare contratti e accedere a servizi pubblici tramite SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE), resta una domanda cruciale e apparentemente paradossale: perché non possiamo ancora votare online? Nonostante le promesse della digitalizzazione, il voto elettronico in Italia è ancora un tabù, e non certo per mancanza di strumenti. SPID e CIE rappresentano due delle principali identità digitali utilizzate dai cittadini per accedere in sicurezza a una vasta gamma di servizi. Ma quando si tratta di scegliere un governo, tutto si ferma. Le potenzialità ci sono SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e CIE sono sistemi di autenticazione sicuri, conformi agli standard europei e ampiamente utilizzati. Consentono già oggi operazioni sensibili, come accedere all’Agenzia delle Entrate, all’INPS o alla propria cartella sanitaria. Eppure, l’introduzione del voto online non è mai arrivata al banco di prova. ๏ปฟ Altri Paesi, come l’Estonia, hanno dimostrato che il voto elettronico è possibile: lì si vota online dal 2005 con un sistema sicuro e monitorato, che ha migliorato la partecipazione e abbattuto i costi. Ma l’Italia sembra frenata da un mix di timori tecnici, politici e culturali. I principali ostacoli Sicurezza e anonimato – Il principale ostacolo è garantire, contemporaneamente, l’identificazione certa dell’elettore e l’anonimato del voto. SPID e CIE servono proprio a identificare chi accede, ma il voto, per legge, deve essere segreto. Creare un sistema che separi in modo assoluto l’identità del votante dal contenuto del voto è un’impresa tecnica e giuridica tutt’altro che semplice. Rischi informatici – Il timore di attacchi hacker, manipolazioni del voto o malfunzionamenti dei server è reale. Un errore tecnico o una falla di sicurezza in un sistema di voto online potrebbe minare la fiducia dell’intero processo democratico. Divario digitale – Introdurre il voto online significherebbe escludere, almeno inizialmente, una parte della popolazione meno alfabetizzata digitalmente o priva di accesso stabile a internet. Questo potrebbe creare nuove disuguaglianze nella partecipazione elettorale. Mancanza di volontà politica – Infine, esiste un certo conservatorismo istituzionale: molti partiti e funzionari temono che cambiare le modalità di voto possa generare incertezze o alterare gli equilibri consolidati. E in un Paese in cui l’astensionismo cresce, un sistema più accessibile potrebbe ribaltare certi scenari. Le sperimentazioni (fallite o rimandate) Nel corso degli anni, si sono registrati diversi tentativi di sperimentazione. Nel 2020, in piena pandemia, si è parlato di estendere il voto online almeno ai cittadini italiani all’estero. Tuttavia, le sperimentazioni sono rimaste sulla carta, frenate da dubbi tecnici e giuridici. Anche alcune Regioni, come la Lombardia, hanno sperimentato forme di consultazione digitale, ma sempre in contesti non vincolanti o con forti limitazioni tecniche. Il futuro del voto (e della fiducia) Il vero nodo, al di là della tecnologia, è la fiducia. Il voto è il fondamento della democrazia, e ogni innovazione che lo riguarda deve essere inattaccabile, trasparente, verificabile. Nessuna tecnologia, per quanto avanzata, può essere adottata senza una solida architettura legale e un ampio consenso pubblico. Eppure, in un Paese dove milioni di persone utilizzano l’identità digitale per gestire la propria vita quotidiana, è lecito chiedersi se non sia il momento di iniziare un dibattito serio sul voto online. Una riflessione che metta al centro i cittadini, la sicurezza e l’equità. Perché la democrazia non può restare indietro rispetto alla tecnologia.
Autore: by Antonello Camilotto 15 giugno 2025
Grazie alla tecnologia e all’automazione, persino una delle più simboliche attività di un capo di Stato - firmare documenti ufficiali - può essere delegata a una macchina. Si chiama Autopen ed è un dispositivo elettromeccanico che replica con precisione la firma del Presidente degli Stati Uniti (e di altre figure pubbliche) per approvare atti, lettere e altri documenti ufficiali anche quando il diretto interessato non è fisicamente presente. Che cos’è l’Autopen? L’Autopen è un apparecchio inventato nel XX secolo, perfezionato nel tempo per diventare sempre più sofisticato. Il suo funzionamento è semplice e al tempo stesso straordinario: grazie a un sistema meccanico controllato da un computer, riproduce la firma autografa memorizzata del suo titolare, tracciandola con una penna vera su fogli di carta. Il risultato è indistinguibile da una firma scritta a mano. Utilizzato originariamente da segretari e assistenti per firmare migliaia di lettere e biglietti di ringraziamento, oggi trova impiego anche ai vertici del potere politico e amministrativo. Il Presidente e l’uso ufficiale L’uso più noto dell’Autopen è quello del Presidente degli Stati Uniti, soprattutto in situazioni in cui non può essere presente fisicamente per firmare leggi o proclami urgenti. È accaduto per la prima volta in modo ufficiale nel 2011, quando il Presidente Barack Obama autorizzò l’uso dell’Autopen per firmare una legge mentre si trovava in Europa. La decisione suscitò dibattiti legali e politici, ma fu dichiarata legittima dal Dipartimento di Giustizia, purché l’uso del dispositivo fosse stato autorizzato preventivamente dal Presidente. Motivazioni pratiche e implicazioni legali L’Autopen è uno strumento estremamente utile nei casi in cui il Presidente sia in viaggio, malato, o semplicemente non abbia il tempo materiale per firmare ogni documento di routine. Tuttavia, il suo utilizzo pone interrogativi non banali: una firma meccanica ha lo stesso valore legale di una firma autografa? La risposta è sì, purché ci sia un’autorizzazione esplicita e tracciabile da parte del firmatario originale. Alcuni critici ritengono che questo tipo di automazione riduca il senso di responsabilità personale del firmatario, soprattutto quando si tratta di decisioni gravi o delicate. Altri lo vedono come un naturale progresso verso l’efficienza burocratica in un’epoca digitalizzata. Un futuro sempre più automatizzato? Se il Presidente degli Stati Uniti può affidare la propria firma a una macchina, chi altro lo farà in futuro? Già oggi molti dirigenti aziendali, funzionari pubblici e leader religiosi usano dispositivi simili per gestire in modo più efficiente la propria corrispondenza. In un mondo dove l’intelligenza artificiale e l’automazione prendono sempre più piede, non è difficile immaginare che strumenti come l’Autopen diventino la norma anche per le firme digitali e biometriche del futuro. In fondo, ciò che conta non è tanto la mano che impugna la penna, quanto l’intenzione consapevole di chi ordina quella firma. E se una macchina può esprimere quell’intenzione per conto di un leader, il confine tra presenza fisica e volontà politica diventa sempre più sottile.
Autore: by Antonello Camilotto 15 giugno 2025
Nel mondo iperconnesso dei social network, dove l'identità digitale ha un peso sempre più rilevante, cresce un fenomeno preoccupante: un numero crescente di adolescenti e preadolescenti omette o falsifica la propria età per accedere a piattaforme pensate per un pubblico più maturo. Una pratica tanto diffusa quanto sottovalutata, che solleva interrogativi urgenti su privacy, sicurezza e responsabilità delle piattaforme. Secondo recenti studi europei e report di associazioni per la tutela dei minori, oltre il 40% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni sarebbe iscritto ad almeno un social network nonostante l’età minima ufficiale di accesso — generalmente fissata a 13 anni secondo le policy di alcuni social. Ma non è raro che anche bambini più piccoli, con la complicità o l’ignara supervisione dei genitori, superino i controlli grazie a una semplice dichiarazione d’età falsa. L’età come barriera formale (ma non reale) Il requisito anagrafico è, di fatto, facilmente aggirabile. Basta inserire una data di nascita diversa, e l’iscrizione va a buon fine senza ulteriori verifiche. Le piattaforme si affidano al principio dell'autodichiarazione, scaricando implicitamente la responsabilità sugli utenti e sulle famiglie. I sistemi di verifica automatica, laddove esistono, sono ancora rudimentali e non sempre attivi in tutti i Paesi. «I social hanno poco interesse a bloccare iscrizioni che generano traffico e dati. E intanto, i più giovani si muovono in uno spazio digitale senza reale tutela». I rischi nascosti dietro un clic L'ingresso precoce nei social espone i minori a contenuti non adatti alla loro età, a dinamiche di pressione sociale, cyberbullismo e, nei casi peggiori, al contatto con adulti malintenzionati. Il tutto in un contesto in cui i ragazzi spesso non hanno ancora sviluppato gli strumenti critici per gestire la propria presenza online in modo consapevole. La mancanza di dichiarazione dell’età reale, inoltre, impedisce agli algoritmi delle piattaforme di attivare eventuali misure di protezione pensate per i minori: limitazione della pubblicità mirata, visibilità del profilo, possibilità di ricevere messaggi da sconosciuti. Famiglie e scuole: i primi argini Il ruolo della famiglia e della scuola è fondamentale. Non si tratta solo di impedire l’accesso precoce ai social, ma di accompagnare i ragazzi nell’uso corretto e consapevole degli strumenti digitali. «Serve educazione digitale, non proibizionismo. I ragazzi devono essere messi nelle condizioni di comprendere i rischi e le potenzialità del mondo online». Un futuro tra regolamenti e intelligenza artificiale? Nel frattempo, si moltiplicano le iniziative legislative per rafforzare la protezione dei minori in rete. Il Digital Services Act europeo impone maggiore trasparenza e responsabilità alle piattaforme, mentre alcune aziende stanno sperimentando sistemi basati su intelligenza artificiale per riconoscere l’età reale degli utenti, ad esempio attraverso l’analisi del volto o del comportamento online. Ma la questione rimane aperta: tra l’esigenza di tutelare e il rispetto della privacy, tra libertà di espressione e controllo, l’età digitale resta una frontiera sfumata. E mentre gli adulti discutono, i ragazzi continuano a navigare. Spesso da soli.
Autore: by Antonello Camilotto 15 giugno 2025
Dalle realtà virtuali immersive ai mondi fantastici dei videogiochi, sempre più persone si trovano immersi in universi digitali che offrono esperienze sensoriali coinvolgenti. Tuttavia, con questa rivoluzione digitale è emerso un fenomeno preoccupante noto come "cinetosi digitale". Che cos'è la Cinetosi Digitale? La cinetosi digitale, o più comunemente definita "mal di movimento digitale", è una condizione che si manifesta quando il cervello riceve informazioni conflittuali dai sensi. Si verifica spesso durante l'esperienza di contenuti virtuali, come giochi o simulazioni di realtà virtuale, in cui il movimento percepito dal cervello non corrisponde al movimento reale del corpo. Questo disaccordo sensoriale può causare sintomi spiacevoli come nausea, vertigini, sudorazione e malessere generale. Cause e Fattori di Rischio Le cause esatte della cinetosi digitale non sono completamente comprese, ma alcuni fattori di rischio sono stati identificati: 1. Discrepanza sensoriale: Quando le informazioni visive percepite dal cervello non corrispondono ai segnali provenienti dall'orecchio interno, che controlla l'equilibrio e la percezione del movimento, si verifica un conflitto sensoriale che può scatenare la cinetosi digitale. 2. Frame rate e latenza: Nei videogiochi e nelle esperienze di realtà virtuale, una bassa frequenza di aggiornamento dei fotogrammi (frame rate) o un'elevata latenza possono contribuire alla sensazione di disagio, poiché l'immagine può apparire sfocata o ritardata rispetto ai movimenti reali. 3. Immersività estrema: Le esperienze estremamente immersive, che coinvolgono un movimento veloce o repentino all'interno dell'ambiente virtuale, possono aumentare il rischio di cinetosi digitale. 4. Predisposizione individuale: Alcune persone sono naturalmente più suscettibili alla cinetosi digitale rispetto ad altre, forse a causa di differenze nella sensibilità sensoriale o nel funzionamento del cervello. Prevenzione e Gestione Anche se la cinetosi digitale può essere fastidiosa, esistono diverse strategie per prevenirla o mitigarne gli effetti: 1. Frequenza di aggiornamento elevata: Utilizzare dispositivi e software con un alto frame rate può ridurre il rischio di cinetosi digitale. 2. Pausa regolare: Fare pause frequenti durante le sessioni di gioco o di realtà virtuale può permettere al corpo di adattarsi ai nuovi stimoli sensoriali. 3. Limitare l'immersione: Evitare esperienze estremamente immersive o movimenti eccessivamente rapidi può ridurre il rischio di cinetosi digitale. 4. Sintomi di monitoraggio: Prestare attenzione ai primi segni di cinetosi digitale, come nausea o vertigini, e interrompere immediatamente l'attività se si verificano sintomi. 5. Praticare la respirazione profonda e la focalizzazione visiva: Durante un'esperienza che potrebbe causare cinetosi digitale, concentrarsi sulla respirazione e cercare di mantenere lo sguardo fermo su un punto fisso può aiutare a ridurre i sintomi. La cinetosi digitale è diventata una preoccupazione crescente con l'aumento della popolarità delle esperienze virtuali. Anche se la maggior parte delle persone può sperimentare solo sintomi lievi e temporanei, per alcuni individui la cinetosi digitale può essere così grave da limitare seriamente la loro capacità di partecipare a giochi o esperienze di realtà virtuale. Continuare a studiare questa condizione e sviluppare strategie per prevenirla è fondamentale per garantire che tutti possano godere in modo sicuro delle meraviglie del mondo digitale senza inconvenienti.
Autore: by Antonello Camilotto 9 giugno 2025
Tra le periferiche per PC, la tastiera rappresenta un elemento cruciale per l'esperienza di utilizzo. Che tu sia un gamer incallito, un professionista del settore IT o un semplice utilizzatore domestico, la scelta della tastiera giusta può fare la differenza tra una piacevole esperienza di digitazione e una frustrante battitura sui tasti. Con una varietà di opzioni disponibili sul mercato, è importante comprendere le diverse caratteristiche e i fattori da considerare prima di fare la tua scelta. 1. Tipologia di Tastiera: - Tastiere Membrane: Queste tastiere sono le più comuni e spesso le più economiche. Utilizzano un sottile strato di gomma sotto i tasti per attivare i contatti e registrare l'input. Sono generalmente silenziose ma offrono una sensazione di digitazione meno tattile rispetto ad altre tipologie. - Tastiere a Membrana con Retroilluminazione: Simili alle tastiere membrane standard, ma con l'aggiunta di un'illuminazione LED sotto i tasti, che può essere personalizzata per migliorare l'aspetto visivo e la visibilità durante l'utilizzo in condizioni di scarsa illuminazione. - Tastiere Meccaniche: Queste tastiere utilizzano interruttori meccanici individuali sotto ogni tasto, offrendo una risposta tattile e un feedback uditivo distinti quando si preme un tasto. Sono generalmente più costose, ma molti utenti le preferiscono per la loro sensazione di qualità e durata. 2. Layout e Dimensioni: - Le tastiere possono avere diverse disposizioni di tasti (layout), come il layout QWERTY standard o layout alternativi come il DVORAK. - Le dimensioni delle tastiere variano da quelle standard a quelle più compatte, come le tastiere compatte tenkeyless (senza il tastierino numerico) o le tastiere ultracompatte senza tastierino numerico e senza fila di funzioni. 3. Tasti Programmabili e Macro: - Alcune tastiere offrono la possibilità di programmazione dei tasti o di registrazione di macro, utili per eseguire rapidamente sequenze di comandi o azioni complesse con una sola pressione di un tasto. 4. Tasti Multimediali e Funzionalità Aggiuntive: - Alcune tastiere includono tasti dedicati per controllare la riproduzione multimediale, regolare il volume o accedere direttamente a determinate funzioni del sistema. - Funzionalità aggiuntive come la resistenza alle schizzi d'acqua o la possibilità di sollevare i piedini per inclinare la tastiera possono essere importanti per alcuni utenti. 5. Connessione e Compatibilità: - Le tastiere possono essere collegate al computer tramite cavo USB, Bluetooth o wireless proprietarie. È importante scegliere una tastiera compatibile con il tuo sistema operativo e con le connessioni disponibili sul tuo computer. 6. Estetica e Personalizzazione: - La tastiera è anche un elemento visivo importante sulla scrivania del tuo PC. Alcune tastiere offrono design personalizzabili, illuminazione RGB programmabile e cover intercambiabili per adattarsi al tuo stile personale. Quando si tratta di scegliere una tastiera per PC, non c'è una risposta universale. La scelta dipende dalle tue esigenze personali, dalle preferenze di digitazione e dalle attività per le quali utilizzerai la tastiera. Prima di acquistare, è consigliabile fare ricerche approfondite, leggere recensioni e, se possibile, provare diverse tastiere per trovare quella che si adatta meglio alle tue esigenze e al tuo stile di lavoro o gioco. Ricorda che una tastiera di qualità può migliorare notevolmente la tua produttività e il tuo comfort durante l'utilizzo del computer.
Autore: by Antonello Camilotto 9 giugno 2025
Nel mondo degli smartphone, una domanda continua a dominare le conversazioni tra consumatori e appassionati di tecnologia: perché così tante persone scelgono Android? Nonostante la presenza agguerrita di concorrenti come Apple con il suo sistema operativo iOS, Android continua a detenere una quota di mercato globale superiore al 70%. Ma quali sono le vere ragioni di questo successo? 1. Una scelta per tutte le tasche Uno dei principali punti di forza di Android è l'ampia gamma di dispositivi che lo utilizzano. Dai modelli entry-level da meno di 100 euro agli smartphone di fascia alta che superano i mille euro, Android si adatta a ogni tipo di budget. Questo pluralismo tecnologico è reso possibile dal fatto che Android è un sistema operativo open source, adottato da produttori di tutto il mondo come Samsung, Xiaomi, Oppo, Motorola e molti altri. 2. Libertà e personalizzazione Gli utenti Android spesso sottolineano la libertà offerta dal sistema rispetto alla concorrenza. La possibilità di personalizzare l’interfaccia, scegliere launcher alternativi, modificare le impostazioni di sistema e accedere a funzionalità avanzate è vista come un valore aggiunto. Anche il sideloading delle app — cioè l’installazione di software da fonti esterne al Google Play Store — è una libertà che molti utenti avanzati apprezzano. 3. Innovazione e varietà Molte delle innovazioni hardware più recenti arrivano prima su Android: schermi pieghevoli, fotocamere con sensori da 200 megapixel, ricarica ultraveloce e design sperimentali sono spesso testati per primi su dispositivi Android. La concorrenza interna tra produttori stimola un’evoluzione continua e veloce, che porta benefici diretti agli utenti. 4. Integrazione con Google Per chi utilizza regolarmente i servizi Google (Gmail, Maps, Google Foto, Drive, Assistant), Android rappresenta l’ambiente più integrato e funzionale. Il sistema operativo è progettato per dialogare perfettamente con l’ecosistema Google, semplificando la vita digitale quotidiana. 5. Disponibilità globale Un altro elemento chiave del successo di Android è la sua capillarità nei mercati emergenti. In molte nazioni del Sud America, dell’Asia e dell’Africa, Android è l’unica vera alternativa sostenibile a livello economico. La sua accessibilità ha permesso a milioni di persone di accedere per la prima volta a Internet tramite uno smartphone. 6. Aggiornamenti più frequenti, ma non per tutti Negli anni, Google ha cercato di migliorare la frammentazione del sistema operativo — una delle critiche più frequenti ad Android. Oggi, grazie a progetti come Android One e Android Go, anche dispositivi meno potenti possono ricevere aggiornamenti più regolari e un'esperienza utente più fluida. In conclusione, Android è diventato lo standard globale non solo per la sua accessibilità economica, ma anche per la sua versatilità e capacità di adattarsi a esigenze e mercati differenti. Se la filosofia di Apple è quella dell’ecosistema chiuso e integrato, Android punta invece sulla libertà, sull’innovazione distribuita e su un approccio aperto. E per milioni di utenti, è proprio questa filosofia a fare la differenza. ๏ปฟ
Mostra Altri