Sicurezza Web: la protezione SSL

by Antonello Camilotto

Gli attacchi informatici sono ormai notizia di tutti i giorni e la cybersecurity rappresenta un aspetto cruciale per il business moderno. Quali sono le minacce più comuni? Come proteggere il proprio sito?

Chi, oggi, si trova a gestire e manutenere un sito web è certamente chiamato ad avere un occhio di riguardo per la protezione dell’infrastruttura usata e dei dati contenuti. Lo stesso vale per la sicurezza delle connessioni stabilite con le pagine che compongono il portale.


Un sito Internet deve infatti essere costantemente aggiornato e monitorato al fine di garantire continuità d’esercizio e un elevato grado di sicurezza per gli utenti finali.


La presenza di minacce e attacchi è ormai una costante. Parliamo di attività mirate o ad ampio spettro, che vanno a colpire settori specifici o categorie eterogenee di siti.

Per i malintenzionati, sviluppare soluzioni in grado di infettare e aggredire un portale Web è sempre più facile. Malware as-a-Service e vulnerabilità di piattaforma possono fare leva sui punti critici del sistema e generare instabilità o, peggio, agevolare l’ingresso dei cybercriminali.


Non solo, occorre fare molta attenzione alla configurazione del server su cui è ospitato il sito web. Molte spesso, configurazioni errate, l’assenza di manutenzione e aggiornamenti tempestivi possono determinare vulnerabilità gravi.

Nello specifico, un malware è un software progettato per agevolare attività fraudolente da parte degli hacker, che possono bloccare le attività in corso, danneggiare o prendere il controllo di un dato sistema. Molto spesso, questo tipo di codice è usato per appropriarsi dei dati sensibili trasmessi verso il sito.


Sono ancora molto diffuse le tecniche di reindirizzamento malevolo (phishing). In questo modo chi mette in atto un attacco informatico è in grado di reindirizzare gli utenti che stanno visitando un determinato sito. La pagina di atterraggio si troverà su un altro server e conterrà link e software che potrebbero mettere a rischio la sicurezza dei dati e la privacy del visitatore.

Un’altra modalità di attacco è quella denominata “defacement”. In questo caso, il malware è usato per alterare la pagina principale del sito target. L’attacco può avvenire eseguendo uno script da computer remoto senza accedere al sistema operativo. Il risultato può consistere nella modifica di una o più pagine Web con altre completamente diverse e composte da contenuti di vario tipo non inseriti originariamente dal gestore del sito web.


Furto, controllo e manipolazione delle informazioni


Sussistono poi tecniche particolarmente “raffinate”, come il cross-site scripting. Si poggia su alcune vulnerabilità dei siti Web dinamici: l’attaccante utilizza codice malevolo per raccogliere, manipolare e reindirizzare informazioni riservate.
L’iniezione di codice dannoso può avvenire tramite ActiveX, Flash, HTML, Java, Script Visual Basic.
All’atto pratico, inserendo per esempio del codice java script, un malintenzionato potrebbe sottrarre dati sensibili contenuti nei cookie e nei token di sessione.
Disponendo di dati specifici dell’utente, il criminale può quindi impersonificare l’utente e utilizzare vari servizi in sua vece.

Con SQL injection, invece, si intende un tipo di minaccia ampiamente utilizzata da tempo. Gli attaccanti sfruttano alcuni errori nella programmazione di pagine web per inserire un codice non previsto all’interno di moduli di inserimento dati.
In pratica, un hacker esperto di sintassi SQL invia valori falsi in risposta ai moduli delle pagine, con l’intento di ottenere un accesso diretto ed esteso al database di back-end.

Le informazioni così inserite in quei campi possono essere facilmente sottratte e usate per scopi illeciti.
Da qui, si sviluppano attività illecite di intercettazioni di dati. I malintenzionati e le associazioni fraudolente riescono così a disporre di informazioni altamente sensibili, quali per esempio: indirizzi di posta elettronica, recapiti telefonici, indirizzi di domicilio o informazioni su carte di credito e sistemi di pagamento.
Un fiorente mercato nero si è sviluppato negli anni attorno alla rivendita di queste informazioni.


BREACH e MITB


Esistono inoltre attacchi ad elevata complessità come quelli BREACH, o Browser Reconnaissance and Exfiltration via Adaptive Compression of Hypertext.

Questa tecnica sfrutta molteplici meccanismi, come attacchi a forza bruta e algoritmi “divide et impera”. In questo modo, gli hacker possono usare exploit BREACH per accedere ai dati sensibili e altre informazioni personali presenti sui siti Web.
Tali attacchi colpiscono tutte le versioni del protocollo SSL/TLS ma possono essere efficaci solo in alcune condizioni specifiche. Per esempio, quando l’attaccante porta l’utente a visitare un sito Web contenente script infetti e riesce a introdurre un MITB (Man-in-the-Browser) capace di inviare richieste al sito Web target.

MITB è una formula di attacco particolarmente pericolosa perché capace di colpire il client della vittima per intercettare e modificare il traffico dati da/verso il server; per questo motivo è di fondamentale importanza non navigare su siti di dubbia affidabilità.


Protezione SSL


La tecnologia SSL / TLS è ampiamente usata per irrobustire la sicurezza degli scambi di dati su Internet. Si occupa di crittografare e proteggere le informazioni trasmesse tramite protocollo HTTPS. L’SSL garantisce ai visitatori del sito Web che i dati non siano intercettati illegalmente.

L’architettura di base prevede la cifratura dei dati scambiati. Solo l’utente che stabilisce il collegamento e il server sul quale il sito Web è ospitato avranno accesso alle informazioni.

Il processo operativo include la disponibilità di un certificato, l’autenticazione dello stesso e la generazione di chiavi numeriche.
La chiave privata è installata sul server e permette la generazione di cache di certificazione per il sito in oggetto.
La chiave pubblica, l'altra parte del certificato SSL, viene installata sul sito.

Tutto questo consente ai visitatori uno scambio di dati cifrato, un aspetto importante soprattutto se si devono inserire informazioni private e sensibili, come numeri di carte bancarie, PIN, e-mail, recapiti personali.


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Autore: by Antonello Camilotto 30 agosto 2025
Il termine wetware è utilizzato in diversi ambiti per indicare l’insieme degli elementi biologici e cognitivi che interagiscono con la tecnologia. Se l’hardware è la parte fisica delle macchine e il software è l’insieme delle istruzioni digitali che le guidano, il wetware rappresenta la dimensione “umida”, organica, legata alla biologia e al cervello umano. Origini del termine La parola compare nella letteratura informatica e cyberpunk a partire dagli anni ’80, quando autori come Rudy Rucker e altri scrittori di fantascienza immaginano mondi in cui computer e sistemi biologici si intrecciano. Da allora, il termine è stato adottato anche in contesti accademici e tecnologici per descrivere l’interazione diretta fra sistemi viventi e macchine digitali. Wetware come metafora biologica Nell’informatica teorica, il wetware è spesso inteso come il cervello umano: il “processore biologico” che elabora informazioni tramite reti neurali naturali. In questo senso, parlare di wetware significa riconoscere che l’essere umano stesso è un sistema informativo, dove neuroni e sinapsi funzionano in modo analogo a transistor e circuiti. Applicazioni scientifiche e tecnologiche Il concetto di wetware trova applicazioni concrete in diversi campi: Neuroscienze e intelligenza artificiale: lo studio del cervello come sistema di elaborazione ispira modelli di reti neurali artificiali. Biocomputing: sperimentazioni con materiali organici (DNA, proteine, cellule) per realizzare calcolatori biologici capaci di risolvere problemi complessi. Brain-computer interfaces (BCI): tecnologie che permettono la comunicazione diretta tra cervello e macchina, come i sistemi di controllo neurale per protesi robotiche. Ingegneria bioibrida: la combinazione di tessuti viventi e componenti elettronici per sviluppare nuove forme di interazione uomo-macchina. Implicazioni culturali ed etiche Oltre alla scienza, il wetware porta con sé un immaginario culturale potente: la fusione tra organico e digitale solleva interrogativi sulla natura dell’identità, sulla possibilità di aumentare le capacità cognitive e sul rischio di ridurre l’essere umano a un “modulo” di calcolo. Le questioni etiche riguardano la privacy dei dati cerebrali, i limiti dell’ibridazione e la definizione stessa di “umano”. Il wetware non è solo una parola suggestiva, ma un concetto che si colloca al confine tra biologia, informatica e filosofia. Indica una frontiera in cui la tecnologia non si limita più a estendere il corpo umano, ma si intreccia con esso, ridefinendo i confini del possibile.
Autore: by Antonello Camilotto 28 agosto 2025
Nel vasto e mutevole panorama dei sistemi operativi, Linux si erge come una maestosa alternativa all'egemonia di Windows e macOS. Creato nel 1991 da Linus Torvalds, Linux ha guadagnato una reputazione ineguagliabile come sistema operativo open source, affascinando programmatori, sviluppatori e appassionati di tecnologia di tutto il mondo. In questo articolo, esploreremo il mondo affascinante e potente di Linux, scoprendo le sue origini, le sue caratteristiche distintive e il suo impatto sulla società moderna. Le Origini di Linux La storia di Linux inizia con un giovane programmatore finlandese di nome Linus Torvalds. Nel 1991, Torvalds, studente all'Università di Helsinki, decise di creare un sistema operativo che fosse simile a UNIX ma accessibile e modificabile da chiunque. Questa ambizione portò alla nascita del kernel di Linux, il cuore del sistema operativo. Una delle caratteristiche chiave di Linux è la sua natura open source. Questo significa che il codice sorgente del sistema operativo è disponibile pubblicamente e può essere modificato e distribuito liberamente. Questa filosofia ha ispirato una vasta comunità di sviluppatori in tutto il mondo, che hanno contribuito a migliorare e personalizzare il sistema operativo nel corso degli anni. Caratteristiche Distintive di Linux 1. Varietà di Distribuzioni: Una delle caratteristiche più affascinanti di Linux è la sua varietà di distribuzioni. Una distribuzione Linux, o "distro", è una versione specifica del sistema operativo che include il kernel di Linux insieme a una selezione di software e strumenti. Alcune distro popolari includono Ubuntu, Fedora, Debian e CentOS. Ogni distro ha il proprio stile e obiettivi specifici, che variano dalla facilità d'uso alla robustezza per l'uso in ambienti aziendali. 2. Personalizzazione: Linux è rinomato per la sua capacità di essere altamente personalizzabile. Gli utenti possono scegliere tra diverse interfacce grafiche, temi e applicazioni per adattare il sistema alle proprie preferenze. Questa flessibilità è particolarmente attraente per gli utenti esperti che desiderano creare un'esperienza su misura. 3. Stabilità e Sicurezza: Linux è noto per la sua stabilità e sicurezza. Grazie alla sua architettura solida e alla natura open source, gli sviluppatori possono individuare e risolvere rapidamente le vulnerabilità di sicurezza. Ciò ha reso Linux una scelta popolare per server, dispositivi integrati e supercomputer. 4. Linguaggio di Linea di Comando (CLI): Linux offre un potente linguaggio di linea di comando che consente agli utenti di interagire direttamente con il sistema operativo. Questa caratteristica è particolarmente amata dagli sviluppatori e dagli amministratori di sistema, poiché consente di eseguire compiti avanzati in modo più efficiente. Impatto sulla Società Moderna Linux ha avuto un impatto significativo sulla società moderna, sia nel mondo della tecnologia che al di fuori di esso. Ecco alcuni modi in cui Linux ha influenzato la nostra vita: 1. Server e Cloud Computing: Molte aziende utilizzano Linux come sistema operativo per i loro server e servizi di cloud computing. La sua affidabilità, sicurezza e scalabilità lo rendono una scelta ideale per gestire carichi di lavoro critici. 2. Android: Il sistema operativo Android, ampiamente utilizzato su smartphone e tablet, è basato su Linux. Questo ha contribuito a rendere Linux parte integrante della vita quotidiana di miliardi di persone in tutto il mondo. 3. Sviluppo Software: Linux è una piattaforma preferita da sviluppatori di software e programmatori. Le sue potenti funzionalità di sviluppo, combinata con la vasta gamma di strumenti disponibili, rendono Linux un'opzione attraente per la creazione di applicazioni. 4. Comunità Open Source: Linux ha contribuito a promuovere la cultura dell'open source, dove il condividere il codice e la collaborazione sono fondamentali. Questa filosofia ha ispirato la creazione di numerosi progetti software open source in tutto il mondo. Linux è molto più di un semplice sistema operativo; è una filosofia che ha dato forma al modo in cui concepiamo la tecnologia. Con la sua natura open source, la sua flessibilità e la sua stabilità, Linux si è affermato come una forza potente e positiva nell'ambito della tecnologia moderna. Mentre continuiamo a esplorare nuovi orizzonti digitali, è probabile che Linux continuerà a svolgere un ruolo cruciale nell'evoluzione tecnologica e nella definizione del nostro futuro digitale.
Autore: by Antonello Camilotto 28 agosto 2025
Dennis MacAlistair Ritchie (1941 – 2011) è stato uno degli ingegneri e scienziati informatici più influenti della storia. Sebbene il suo nome non sia noto al grande pubblico quanto quello di figure come Steve Jobs o Bill Gates, il suo contributo è stato fondamentale per lo sviluppo dell’informatica moderna. Senza il suo lavoro, gran parte delle tecnologie su cui si basano i computer, gli smartphone e persino Internet non esisterebbero nella forma che conosciamo oggi. Gli inizi e la formazione Nato a Bronxville, New York, Ritchie studiò fisica e matematica applicata all’Università di Harvard, dove sviluppò un forte interesse per i calcolatori. Negli anni Sessanta entrò nei Bell Labs, uno dei centri di ricerca più innovativi del Novecento, che fu la culla di invenzioni decisive come il transistor e il linguaggio C. La nascita del linguaggio C Il contributo più noto di Ritchie fu la creazione del linguaggio di programmazione C all’inizio degli anni Settanta. Sviluppato come evoluzione del linguaggio B (a sua volta derivato dal BCPL), C si distinse per la sua efficienza e portabilità. Permetteva di scrivere programmi di basso livello, vicini al linguaggio macchina, mantenendo però un alto grado di astrazione e leggibilità. C divenne rapidamente lo standard per la programmazione di sistemi operativi e applicazioni, influenzando in seguito linguaggi come C++, Java, C#, e persino Python e Go. Il sistema operativo Unix Parallelamente alla creazione di C, Ritchie lavorò insieme a Ken Thompson alla realizzazione di Unix, un sistema operativo rivoluzionario. Unix si distingueva per semplicità, modularità e capacità di essere eseguito su diverse macchine, caratteristiche che lo resero la base di molti sistemi operativi moderni. Dalle sue idee nacquero varianti e discendenti diretti: BSD, Linux, macOS, Android e iOS devono molto a Unix. Oggi, l’eredità di questo sistema operativo è ovunque, dai server web agli smartphone. Riconoscimenti Per il suo contributo, Dennis Ritchie ricevette nel 1983 il Premio Turing, considerato il “Nobel dell’informatica”, insieme a Ken Thompson. Nel 1999 fu insignito della National Medal of Technology dagli Stati Uniti. Tuttavia, non cercò mai i riflettori, preferendo lavorare dietro le quinte. L’eredità Dennis Ritchie morì nel 2011, pochi giorni dopo Steve Jobs, ma la sua scomparsa passò in gran parte inosservata al di fuori della comunità informatica. Eppure, il suo impatto è incalcolabile: ogni volta che utilizziamo un computer, un telefono o navighiamo online, stiamo beneficiando indirettamente delle sue invenzioni. ๏ปฟ Il linguaggio C e Unix rappresentano ancora oggi colonne portanti della programmazione e dei sistemi operativi, dimostrando la visione lungimirante di Ritchie.
Autore: by Antonello Camilotto 28 agosto 2025
Kathleen Booth (nata Britten, 1922 – 2022) è stata una delle figure pionieristiche dell’informatica. Matematica e ricercatrice britannica, viene ricordata soprattutto come colei che sviluppò uno dei primi linguaggi Assembly, aprendo la strada alla programmazione moderna. Negli anni Quaranta lavorò al Birkbeck College di Londra, in un contesto in cui i computer erano ancora macchine sperimentali, ingombranti e complessi da utilizzare. Con il marito, Andrew Booth, progettò alcuni tra i primi calcolatori elettronici britannici, come l’Automatic Relay Calculator e successivamente l’Automatic Computing Engine. La sua intuizione principale fu quella di creare un linguaggio intermedio tra il codice macchina e il pensiero logico del programmatore. Fino ad allora, infatti, per istruire un computer era necessario inserire sequenze di numeri binari o esadecimali, un compito lungo e soggetto a errori. L’Assembly introdusse invece simboli e abbreviazioni che semplificavano la scrittura delle istruzioni, rendendo la programmazione più accessibile e riducendo drasticamente il margine di errore. Il lavoro di Kathleen Booth non si fermò qui: contribuì alla definizione di metodi per la costruzione dei compilatori e si interessò anche all’intelligenza artificiale, anticipando temi che sarebbero esplosi decenni più tardi. La sua carriera proseguì come docente e ricercatrice, lasciando un’impronta profonda nel campo dell’informatica teorica e applicata. Nonostante il suo ruolo fondamentale, per molto tempo la sua figura è rimasta in secondo piano rispetto ad altri pionieri maschili. Solo negli ultimi anni la comunità scientifica e storica le ha restituito il giusto riconoscimento come una delle madri della programmazione moderna. Kathleen Booth è oggi ricordata come l’inventrice del linguaggio Assembly e come una delle menti che hanno reso possibile l’evoluzione dei computer da strumenti sperimentali a macchine universali.
Autore: by Antonello Camilotto 14 agosto 2025
Il divario digitale indica la distanza tra chi ha accesso e competenze nell’uso delle tecnologie digitali e chi, invece, ne è escluso o limitato. Non si tratta solo di possedere un dispositivo o una connessione internet, ma anche di saper utilizzare efficacemente tali strumenti per informarsi, lavorare, studiare o partecipare alla vita sociale. Le cause del divario digitale sono molteplici: differenze economiche, geografiche, culturali e generazionali giocano un ruolo importante. Ad esempio, aree rurali con infrastrutture carenti, famiglie a basso reddito che non possono permettersi dispositivi adeguati, o persone che non hanno ricevuto una formazione digitale di base, rischiano di restare indietro. Le conseguenze possono essere significative: Esclusione sociale e culturale, con minori opportunità di accesso a servizi pubblici e informazione. Svantaggi economici, poiché molte professioni richiedono competenze digitali sempre più avanzate. Limitazioni educative, soprattutto per studenti che non dispongono di strumenti e connessione per seguire la didattica online. Ridurre il divario digitale richiede un approccio integrato. Alcune azioni possibili includono: Potenziamento delle infrastrutture, garantendo connessioni veloci anche nelle zone remote. Accessibilità economica, con agevolazioni per dispositivi e abbonamenti internet. Formazione diffusa, per fornire competenze digitali a tutte le fasce di popolazione, con particolare attenzione a anziani e persone svantaggiate. Colmare questa distanza non significa solo fornire tecnologia, ma anche assicurare che tutti possano usarla in modo consapevole e sicuro. In un mondo sempre più interconnesso, l’inclusione digitale è una condizione essenziale per garantire pari opportunità e partecipazione attiva nella società.
Autore: by Antonello Camilotto 14 agosto 2025
Quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sulla superficie lunare nel 1969, la missione Apollo 11 era sostenuta da un’impressionante quantità di ingegneria, calcoli e tecnologia. Tuttavia, ciò che oggi sorprende di più non è tanto la complessità della missione, quanto il fatto che la potenza di calcolo del computer di bordo dell’Apollo Guidance Computer (AGC) fosse nettamente inferiore a quella di uno smartphone moderno. Il cervello della missione Apollo: l’AGC L’AGC, sviluppato dal MIT Instrumentation Laboratory, aveva specifiche che oggi sembrano quasi comiche: Processore: 1 MHz di clock Memoria: 2 KB di RAM e 36 KB di memoria a sola lettura (ROM) Prestazioni: circa 85.000 operazioni al secondo Eppure, quell’hardware limitato era sufficiente per guidare un’astronave dalla Terra alla Luna e ritorno, grazie a un software ottimizzato e a un utilizzo estremamente mirato delle risorse. Uno smartphone di oggi: un supercomputer in tasca Prendiamo ad esempio un comune smartphone di fascia media del 2025: Processore: multi-core a oltre 2,5 GHz RAM: 6-12 GB Memoria interna: 128-512 GB Prestazioni: miliardi di operazioni al secondo In termini puramente numerici, un moderno smartphone è milioni di volte più potente dell’AGC in velocità di calcolo, capacità di memoria e larghezza di banda. Perché allora è stato possibile andare sulla Luna con così poca potenza? La risposta sta nella differenza tra potenza grezza e progettazione ottimizzata: Gli ingegneri dell’epoca scrivevano codice estremamente efficiente, privo di sprechi. L’AGC eseguiva solo funzioni essenziali: calcoli di traiettoria, gestione dei sensori, correzioni di rotta. Gran parte del “lavoro” era affidata all’intelligenza umana, non a calcoli automatici continui. Oggi, invece, la potenza di calcolo dei nostri dispositivi è in gran parte usata per elaborazioni grafiche, interfacce complesse, app sempre in esecuzione e funzioni multimediali. Una riflessione finale Dire che “il nostro smartphone è più potente del computer della missione Apollo” è vero, ma rischia di essere fuorviante. La conquista della Luna non è stata una sfida di hardware, ma di ingegno, pianificazione e coraggio. Forse, la vera domanda non è “quanta potenza abbiamo in tasca?”, ma “cosa facciamo con essa?”.
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