Chi ha inventato il pulsante "Like"? Storia di un'icona del web

Il pulsante "Like", oggi onnipresente sulle piattaforme social, è diventato uno degli strumenti più semplici ma potenti per esprimere approvazione, partecipazione o empatia nel mondo digitale. Nonostante la sua apparente semplicità, dietro al famoso "pollice in su" si cela una storia interessante, fatta di intuizioni, cambiamenti culturali e decisioni strategiche.
Le origini: un'idea semplice ma rivoluzionaria
L'invenzione del pulsante "Like" viene comunemente attribuita a Leah Pearlman e Justin Rosenstein, due ingegneri di Facebook che, nel 2007, iniziarono a lavorare su un sistema per permettere agli utenti di esprimere approvazione senza dover scrivere un commento. Tuttavia, il primo vero prototipo del pulsante "Like" era stato sviluppato da Rosenstein già nel 2007, durante una sessione interna di brainstorming nella sede di Palo Alto.
L'idea iniziale era di chiamarlo "Awesome" (fantastico), ma Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, ritenne che il termine fosse troppo esuberante e spinse per una soluzione più neutra e universale: nacque così il "Like".
Il pulsante fu introdotto ufficialmente su Facebook nel febbraio 2009. Fu un successo immediato. In pochi mesi, cambiò radicalmente il modo in cui gli utenti interagivano con i contenuti, segnando l’inizio dell’“economia dell’attenzione”.
Altri precedenti e sviluppi
È interessante notare che l'idea di esprimere approvazione attraverso un simbolo digitale non era completamente nuova. Già nel 2005, YouTube (fondato lo stesso anno) aveva implementato un sistema di voti "positivo/negativo" per i video, anche se non si chiamava "Like" in senso stretto. Anche FriendFeed, un social network oggi scomparso, aveva una funzione simile al Like, ed è proprio da lì che Rosenstein (che aveva lavorato anche in Google) trasse ispirazione.
L'impatto culturale e sociale
Il pulsante "Like" ha trasformato l’interazione online. Ha reso immediata la possibilità di comunicare consenso, empatia o supporto, creando un sistema di feedback continuo. Ma non è privo di critiche: alcuni studiosi e attivisti dei diritti digitali sostengono che abbia contribuito alla dipendenza dai social media, alimentando la ricerca ossessiva di approvazione.
A partire dal 2015, Facebook ha cercato di ampliare l’espressività del pulsante con le "Reactions", offrendo nuove opzioni come "Love", "Wow", "Triste" o "Arrabbiato". Questo aggiornamento ha cercato di rispondere al bisogno di una comunicazione più sfumata, oltre al semplice “mi piace”.
Effetti psicologici e scenari futuri
Diversi studi psicologici hanno analizzato l’impatto del pulsante "Like" sul comportamento umano. Il meccanismo di gratificazione immediata, attivato dalla ricezione di like, stimola il rilascio di dopamina — lo stesso neurotrasmettitore coinvolto nei processi di ricompensa e dipendenza. Questo ha portato molti esperti a definire il "Like" una sorta di “moneta sociale”, capace di influenzare l’autostima e il benessere, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti.
Alcune piattaforme hanno cercato di reagire a queste problematiche: Instagram, ad esempio, ha sperimentato la possibilità di nascondere il numero di like per ridurre la pressione sociale e promuovere una condivisione più autentica dei contenuti. Anche Facebook ha offerto questa opzione. Queste modifiche rappresentano un tentativo di ribilanciare l’esperienza utente, mettendo al centro la qualità dell’interazione piuttosto che il numero dei consensi.
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Per il futuro, è probabile che i social media cercheranno forme di interazione più contestuali e personalizzate, in grado di cogliere meglio le sfumature emotive e culturali degli utenti. Al posto di un semplice "Like", potremmo vedere sistemi basati sull’intelligenza artificiale che suggeriscono risposte emotive più articolate, o strumenti che valorizzano i contenuti in base al loro impatto reale, e non solo alla loro popolarità.
Sebbene il concetto di “Like” sia oggi condiviso da tutte le principali piattaforme (Instagram, Twitter/X, LinkedIn, TikTok), fu Facebook a standardizzarlo e renderlo iconico. Il pulsante "Like" non è solo un’innovazione tecnologica: è un simbolo culturale della nostra era digitale, capace di rappresentare — con un solo clic — emozioni, giudizi e partecipazione sociale.
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