Open Source: significato e storia

Il termine open source è oggi parte del linguaggio comune, soprattutto in ambito tecnologico, ma la sua portata va oltre il mondo del software. Significa “sorgente aperto” e indica un modello di sviluppo e distribuzione basato sulla condivisione, la trasparenza e la collaborazione. Per comprenderlo appieno, è utile ripercorrerne le origini e l’evoluzione.
Che cosa significa “Open Source”
Un software open source è un programma il cui codice sorgente è reso disponibile a chiunque desideri studiarlo, modificarlo o ridistribuirlo. L’elemento centrale non è soltanto la gratuità, ma la libertà:
- Libertà di eseguire il software per qualsiasi scopo.
- Libertà di studiarne il funzionamento.
- Libertà di modificarlo e adattarlo alle proprie esigenze.
- Libertà di condividerlo, con o senza modifiche.
Questi principi sono sanciti da licenze specifiche (come la GNU General Public License, MIT, Apache, ecc.), che regolano i diritti e i doveri di chi sviluppa e utilizza software open source.
Le origini: dagli anni ’50 all’era UNIX
Negli anni ’50 e ’60, il software non era visto come un prodotto a sé stante, ma come complemento dell’hardware. Le università e i centri di ricerca condividevano liberamente i programmi, favorendo la collaborazione scientifica.
Con l’avvento delle aziende informatiche negli anni ’70, la tendenza cambiò: il software iniziò a essere venduto come prodotto chiuso, con licenze proprietarie. In questo contesto nacque il movimento del software libero promosso da Richard Stallman, che nel 1985 fondò la Free Software Foundation (FSF) e lanciò il progetto GNU. Stallman parlava esplicitamente di “libertà” degli utenti, distinguendola dalla semplice “gratuità”.
La nascita del termine “Open Source”
Negli anni ’90, per evitare i fraintendimenti legati al termine “free software” (spesso interpretato come “gratis”), un gruppo di sviluppatori coniò l’espressione open source. Nel 1998 nacque la Open Source Initiative (OSI), con lo scopo di promuovere un modello di sviluppo che fosse comprensibile anche alle aziende e appetibile per il mercato.
๏ปฟQuesta svolta rese l’open source più accettabile agli occhi dell’industria, spianando la strada a grandi successi come il sistema operativo Linux, il server Apache e successivamente il browser Firefox.
L’evoluzione e l’impatto
Oggi l’open source non è più una nicchia: rappresenta la base di gran parte delle tecnologie digitali.
- I sistemi operativi Android e Linux alimentano milioni di dispositivi.
- Molti strumenti di intelligenza artificiale (come TensorFlow o PyTorch) sono rilasciati in modalità open source.
- Aziende come Google, Microsoft, IBM e Red Hat partecipano attivamente a progetti comunitari.
Oltre al software, l’approccio open source ha influenzato settori come l’hardware, l’editoria scientifica e persino la cultura, dando vita a un vero e proprio paradigma di condivisione.
L’open source è più di un modello tecnico: è una filosofia che valorizza la collaborazione e la trasparenza. Nato come reazione alla chiusura del software commerciale, oggi è diventato il cuore pulsante dell’innovazione digitale. La sua storia mostra come la libertà di accesso e la condivisione delle conoscenze possano generare progresso collettivo.
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