La guerra cibernetica del Cremlino

Una guerra informatica dove la Russia, attraverso un software sviluppato dalla Vulkan (una società di software di Mosca), sarebbe in grado di disattivare i sistemi di controllo dei trasporti ferroviari, aerei e marittimi, di interrompere le linee elettriche e di identificare le vulnerabilità delle infrastrutture critiche, tra le altre cose.


Per l'esperta di origine ucraina Marina Krotofil dell'European Cyber Security Network, "qualsiasi attacco informatico violerebbe la Convenzione di Ginevra perché sarebbe perpetrato contro infrastrutture civili".


I Vulkan Files sono una raccolta di e-mail e altri documenti trapelati che implicano la società russa NTC Vulkan in operazioni di criminalità informatica, interferenze politiche in affari esteri (come nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016) attraverso i social media, censura dei social media nazionali e spionaggio, in collaborazione con il Servizio di sicurezza federale russo (FSB), le sue forze armate (GOU e GRU) e il Servizio di intelligence estero (SVR).


I documenti, in sostanza, descrivono le tattiche del ministero della Difesa e dei servizi segreti russi nella guerra informatica a livello globale.


Un consorzio internazionale di giornalisti ha pubblicato i risultati di un'inchiesta avviata nel 2021 che porta sulle tattiche della guerra informatica del Cremlino. In particolare, l'inchiesta descrive le attività dell'azienda informatica russa Vulkan, la quale sviluppa e implementa dei software offensivi per la guerra cibernetica del ministero della Difesa e dei servizi segreti russi. Grazie a migliaia di documenti top secret, il consorzio ha permesso di aprire uno spiraglio sulle tattiche utilizzate per manipolare, disinformare e attaccare i siti del potere occidentale. Lo riporta la Tribune de Genève.


La validità dei dati


I dati contengono manuali tecnici per l'utilizzo dei programmi sviluppati e utilizzati dall'azienda, le e-mail interne, le fatture e i contratti dal 2016 al 2021. Diversi servizi segreti di Paesi europei classificano i documenti come autentici e diversi ex dipendenti dell'azienda confermano le dichiarazioni chiave contenute nei documenti. I nomi dei dipendenti, gli indirizzi e-mail e i numeri di telefono contenuti nei dati possono sono confermati anche da fonti pubbliche.


Il programma informatico Amezit


I documenti descrivono un programma in grado di nascondere o sovrascrivere le pagine internet che contengono contenuti "indesiderati". Per fare ciò, il programma "Amezit" dirotta il traffico dati d'intere regioni geografiche, creando degli universi digitali paralleli, monitorandoli costantemente con l'intento d'inserire le modifiche desiderate al momento più opportuno.

Amezit è anche in grado di creare degli account falsi sui social media: è stato dimostrato che i profili twitter collegati all'azienda sono stati utilizzati in molte campagne di disinformazione in vari Paesi, tra i quali anche gli Stati Uniti durante la campagna presidenziale che ha visto sfidarsi Hilary Clinton e Donald Trump. 

Il programma ScanV


Un altro programma chiamato "Scan-V" è stato probabilmente sviluppato per l'esercito russo. Registra sistematicamente le vulnerabilità digitali delle potenziali vittime in un grande database. Mostra la struttura della rete informatica dell'obiettivo, elenca i sistemi operativi installati e indica il personale che ha maggiori probabilità di essere ingannato da un'e-mail di phishing. Utilizzando il programma è possibile lanciare degli attacchi hacker in maniera semi-automatica.


Il programma Crystal2


Un altro programma viene utilizzato per addestrare gli hacker. "Crystal2" permette ai suoi operatori di allenarsi nella disattivazione e nell'interruzione dei sistemi di controllo del traffico ferroviario, aereo e marittimo. L'obiettivo è provocare incidenti con gravi conseguenze. Non è se questo sistema sia stato sviluppato oltre la fase di pianificazione. 



© ๐—ฏ๐˜† ๐—”๐—ป๐˜๐—ผ๐—ป๐—ฒ๐—น๐—น๐—ผ ๐—–๐—ฎ๐—บ๐—ถ๐—น๐—ผ๐˜๐˜๐—ผ

Tutti i diritti riservati | All rights reserved

๏ปฟ

Informazioni Legali

I testi, le informazioni e gli altri dati pubblicati in questo sito nonché i link ad altri siti presenti sul web hanno esclusivamente scopo informativo e non assumono alcun carattere di ufficialità.

Non si assume alcuna responsabilità per eventuali errori od omissioni di qualsiasi tipo e per qualunque tipo di danno diretto, indiretto o accidentale derivante dalla lettura o dall'impiego delle informazioni pubblicate, o di qualsiasi forma di contenuto presente nel sito o per l'accesso o l'uso del materiale contenuto in altri siti.


Autore: by Antonello Camilotto 18 giugno 2025
L'Itelligenza Artificiale (AI) si sta affermando come protagonista silenziosa ma decisiva nel panorama dell’informazione. Dalla produzione di contenuti alla personalizzazione delle notizie, passando per la lotta contro la disinformazione, l’AI sta rivoluzionando il modo in cui le persone si tengono aggiornate. Un cambiamento profondo, rapido, e tutt’altro che neutrale. Notizie su misura: l’informazione diventa personalizzata Algoritmi di machine learning e sistemi di raccomandazione sono ormai parte integrante delle principali piattaforme di informazione. Google News, Facebook, X (ex Twitter) e TikTok utilizzano l’AI per analizzare il comportamento degli utenti – click, tempo di lettura, condivisioni – al fine di proporre contenuti sempre più “su misura”. Il vantaggio è evidente: un flusso di notizie più rilevanti e in linea con gli interessi individuali. Ma il rovescio della medaglia è altrettanto chiaro: il rischio di restare intrappolati in bolle informative che confermano i propri punti di vista, limitando l’esposizione alla pluralità delle opinioni. Giornalismo automatizzato: l’AI scrive (già) le notizie In redazioni di tutto il mondo, l’AI sta assumendo un ruolo attivo nella produzione dei contenuti. Agenzie come Associated Press e Reuters utilizzano sistemi automatizzati per redigere articoli su risultati sportivi, report finanziari o cronache meteo. Si tratta di testi basati su dati strutturati, generati in pochi secondi e con costi ridotti. La velocità e l’efficienza sono i principali vantaggi, ma sollevano interrogativi sulla qualità, sull’originalità e sul ruolo dei giornalisti umani. L’AI può raccontare i fatti, ma sa davvero interpretarli? Può fare inchieste, porre domande scomode, contestualizzare una notizia? Fact-checking e disinformazione: l’AI come alleata (e minaccia) Uno degli ambiti più promettenti dell’AI è il contrasto alla disinformazione. Sistemi avanzati di riconoscimento linguistico e analisi semantica sono in grado di identificare fake news, manipolazioni di immagini e contenuti generati da AI stessa (deepfake). Organizzazioni come Full Fact nel Regno Unito o Pagella Politica in Italia stanno integrando strumenti AI nei loro processi di verifica. Tuttavia, la stessa tecnologia può essere utilizzata anche per creare contenuti ingannevoli sempre più credibili. L’AI generativa, come i modelli linguistici avanzati, permette di produrre testi, immagini e video falsi ma estremamente realistici. La sfida diventa così doppia: usare l’AI per difendersi... dall’AI. Il futuro dell’informazione è ibrido La trasformazione in atto è tutt’altro che conclusa. Quel che emerge è un futuro dell’informazione in cui l’elemento umano e quello artificiale dovranno convivere. I giornalisti del domani non saranno sostituiti dall’AI, ma dovranno imparare a usarla come strumento: per analizzare grandi quantità di dati, monitorare tendenze, ottimizzare il lavoro redazionale. Nel frattempo, gli utenti dovranno affinare il proprio senso critico, imparando a navigare tra contenuti sempre più filtrati, generati o influenzati da macchine. In un’epoca in cui le notizie sono a portata di click, ma la verità resta spesso sfuggente, l’AI rappresenta sia un’opportunità che una responsabilità. L’Intelligenza Artificiale sta ridefinendo radicalmente il modo in cui ci informiamo. Non è solo una questione tecnologica, ma culturale e democratica. Il modo in cui gestiremo questa transizione determinerà non solo l’evoluzione del giornalismo, ma anche la qualità della nostra conoscenza collettiva. ๏ปฟ
Autore: by Antonello Camilotto 18 giugno 2025
I social network continuano a ricoprire un ruolo centrale nella vita quotidiana degli italiani. Secondo i dati più recenti forniti da Digital 2024 – il rapporto stilato da We Are Social in collaborazione con Meltwater – oltre 43 milioni di italiani utilizzano regolarmente internet, e di questi circa 40 milioni sono attivi sui social media, pari a quasi il 68% della popolazione. Ma quali sono le piattaforme più utilizzate in Italia? E come stanno cambiando le abitudini digitali? 1. WhatsApp: il primato della messaggistica Al primo posto, quasi senza rivali, troviamo WhatsApp. La popolare app di messaggistica è utilizzata da oltre l’85% degli utenti italiani. La sua semplicità, unita alla possibilità di inviare messaggi, foto, video e note vocali in tempo reale, la rende lo strumento di comunicazione preferito, sia per uso personale che lavorativo. 2. Facebook: meno giovani, ma ancora centrale Nonostante il calo di popolarità tra i più giovani, Facebook mantiene una posizione forte, con circa il 75% degli utenti attivi. La piattaforma di Mark Zuckerberg resta un punto di riferimento per l’informazione, la condivisione di contenuti e la partecipazione a gruppi tematici e comunità locali. 3. Instagram: il regno dell'immagine Instagram è la scelta preferita tra i giovani adulti e gli adolescenti, con oltre il 65% degli italiani che la utilizzano regolarmente. Il social visuale per eccellenza, con le sue stories, reel e post curati, continua a essere un ambiente privilegiato per influencer, brand e creativi. 4. TikTok: la crescita inarrestabile Tra le piattaforme in maggiore ascesa figura TikTok, che negli ultimi anni ha registrato una crescita esponenziale anche in Italia. Amatissimo dalla Gen Z, si stima che oltre il 40% degli utenti italiani tra i 16 e i 24 anni lo utilizzi quotidianamente. Il formato video breve e virale si conferma un potente strumento di intrattenimento e persino di informazione. 5. YouTube: più che un social, un motore di ricerca YouTube è considerato da molti un ibrido tra social network e piattaforma di contenuti. Utilizzato da oltre il 70% degli italiani, è il secondo sito più visitato dopo Google. Dai tutorial ai vlog, dai documentari ai podcast video, YouTube è una vera miniera di contenuti e una piattaforma sempre più strategica anche per i creator italiani. 6. LinkedIn e Telegram: le nicchie in crescita Meno generalisti ma in crescita costante, LinkedIn e Telegram si stanno ritagliando spazi importanti. Il primo come social professionale per eccellenza, usato da milioni di lavoratori e aziende italiane, il secondo come alternativa più riservata a WhatsApp, con un uso sempre più frequente nei canali di informazione indipendente e community tematiche. Conclusioni: tra abitudini consolidate e nuove tendenze Il panorama social italiano del 2025 è dinamico e frammentato. Se da un lato WhatsApp e Facebook continuano a dominare, dall’altro piattaforme come Instagram e TikTok stanno ridisegnando il modo in cui gli italiani, soprattutto i più giovani, comunicano, si informano e si esprimono. Con l’evoluzione tecnologica e l’aumento dell’intelligenza artificiale nelle piattaforme, è probabile che le abitudini social cambino ancora nei prossimi anni. Ma una cosa è certa: i social network, sotto varie forme, resteranno protagonisti della nostra quotidianità digitale.
Autore: by Antonello Camilotto 16 giugno 2025
Nell'era digitale, il campo di battaglia non è più un terreno fisico disseminato di trincee e fortificazioni, ma uno spazio virtuale in cui miliardi di clic si trasformano in armi potenti. Questa guerra silenziosa, combattuta a colpi di clic, ha rivoluzionato il concetto stesso di conflitto, trasformando ogni dispositivo connesso in un potenziale strumento di attacco o difesa. Cyber attacchi: La nuova frontiera del conflitto Gli attacchi informatici rappresentano una delle minacce più insidiose del nostro tempo. Dai virus e malware che infettano i computer personali ai sofisticati attacchi di phishing e ransomware che paralizzano intere organizzazioni, i cyber criminali sfruttano ogni vulnerabilità per ottenere vantaggi economici, politici o strategici. Uno degli esempi più noti è il caso del malware WannaCry, che nel 2017 ha colpito oltre 200.000 computer in più di 150 paesi, bloccando l'accesso ai dati e richiedendo un riscatto per sbloccarli. Questo attacco ha messo in evidenza quanto sia vulnerabile la nostra infrastruttura digitale e quanto possano essere devastanti le conseguenze di un'azione ben orchestrata. Spionaggio e Sorveglianza: L'ombra della privacy Non solo le organizzazioni criminali, ma anche stati e governi sono protagonisti di questa guerra digitale. Il cyberspionaggio è diventato una pratica comune tra le nazioni, che utilizzano hacker e strumenti avanzati per raccogliere informazioni sensibili e strategiche. Celebre è il caso di Edward Snowden, ex collaboratore della NSA, che ha rivelato l'esistenza di programmi di sorveglianza di massa utilizzati dagli Stati Uniti per monitorare le comunicazioni globali. Questi programmi non solo violano la privacy degli individui, ma sollevano anche seri interrogativi etici e legali. La sorveglianza di massa, giustificata spesso come necessaria per la sicurezza nazionale, può facilmente trasformarsi in uno strumento di controllo e repressione. La Difesa Digitale: Un'arma a doppio taglio Di fronte a queste minacce, la sicurezza informatica è diventata una priorità per governi, aziende e individui. Investimenti massicci in tecnologie di difesa, come firewall, software anti-malware e sistemi di crittografia, sono diventati essenziali per proteggere dati sensibili e infrastrutture critiche. Tuttavia, la corsa agli armamenti digitali presenta un paradosso: più diventiamo dipendenti dalla tecnologia per proteggerci, più crescono le potenziali vulnerabilità. Ogni nuova soluzione di sicurezza può diventare un nuovo obiettivo per gli hacker, creando un ciclo senza fine di attacchi e difese. Il Ruolo della Consapevolezza In questa guerra silenziosa, uno degli strumenti più efficaci è la consapevolezza. Educare gli utenti sui rischi informatici e su come proteggersi è fondamentale per creare una prima linea di difesa solida. Campagne di sensibilizzazione, formazione continua e una cultura della sicurezza possono fare la differenza nel prevenire attacchi e mitigare i danni. La guerra silenziosa combattuta a colpi di clic è una realtà che richiede una risposta globale e coordinata. Non si tratta solo di tecnologia, ma di persone, politiche e strategie che devono lavorare insieme per garantire un futuro digitale sicuro. In questo contesto, la collaborazione internazionale, la trasparenza e l'innovazione continua saranno cruciali per affrontare le sfide che ci attendono.
Autore: by Antonello Camilotto 16 giugno 2025
I social network continuano a ricoprire un ruolo centrale nella vita quotidiana degli italiani. Secondo i dati più recenti forniti da Digital 2024 – il rapporto stilato da We Are Social in collaborazione con Meltwater – oltre 43 milioni di italiani utilizzano regolarmente internet, e di questi circa 40 milioni sono attivi sui social media, pari a quasi il 68% della popolazione. Ma quali sono le piattaforme più utilizzate in Italia? E come stanno cambiando le abitudini digitali? ๏ปฟ 1. WhatsApp: il primato della messaggistica Al primo posto, quasi senza rivali, troviamo WhatsApp. La popolare app di messaggistica è utilizzata da oltre l’85% degli utenti italiani. La sua semplicità, unita alla possibilità di inviare messaggi, foto, video e note vocali in tempo reale, la rende lo strumento di comunicazione preferito, sia per uso personale che lavorativo. 2. Facebook: meno giovani, ma ancora centrale Nonostante il calo di popolarità tra i più giovani, Facebook mantiene una posizione forte, con circa il 75% degli utenti attivi. La piattaforma di Mark Zuckerberg resta un punto di riferimento per l’informazione, la condivisione di contenuti e la partecipazione a gruppi tematici e comunità locali. 3. Instagram: il regno dell'immagine Instagram è la scelta preferita tra i giovani adulti e gli adolescenti, con oltre il 65% degli italiani che la utilizzano regolarmente. Il social visuale per eccellenza, con le sue stories, reel e post curati, continua a essere un ambiente privilegiato per influencer, brand e creativi. 4. TikTok: la crescita inarrestabile Tra le piattaforme in maggiore ascesa figura TikTok, che negli ultimi anni ha registrato una crescita esponenziale anche in Italia. Amatissimo dalla Gen Z, si stima che oltre il 40% degli utenti italiani tra i 16 e i 24 anni lo utilizzi quotidianamente. Il formato video breve e virale si conferma un potente strumento di intrattenimento e persino di informazione. 5. YouTube: più che un social, un motore di ricerca YouTube è considerato da molti un ibrido tra social network e piattaforma di contenuti. Utilizzato da oltre il 70% degli italiani, è il secondo sito più visitato dopo Google. Dai tutorial ai vlog, dai documentari ai podcast video, YouTube è una vera miniera di contenuti e una piattaforma sempre più strategica anche per i creator italiani. 6. LinkedIn e Telegram: le nicchie in crescita Meno generalisti ma in crescita costante, LinkedIn e Telegram si stanno ritagliando spazi importanti. Il primo come social professionale per eccellenza, usato da milioni di lavoratori e aziende italiane, il secondo come alternativa più riservata a WhatsApp, con un uso sempre più frequente nei canali di informazione indipendente e community tematiche. Conclusioni: tra abitudini consolidate e nuove tendenze Il panorama social italiano del 2025 è dinamico e frammentato. Se da un lato WhatsApp e Facebook continuano a dominare, dall’altro piattaforme come Instagram e TikTok stanno ridisegnando il modo in cui gli italiani, soprattutto i più giovani, comunicano, si informano e si esprimono. Con l’evoluzione tecnologica e l’aumento dell’intelligenza artificiale nelle piattaforme, è probabile che le abitudini social cambino ancora nei prossimi anni. Ma una cosa è certa: i social network, sotto varie forme, resteranno protagonisti della nostra quotidianità digitale.
Autore: by Antonello Camilotto 16 giugno 2025
Il mondo digitale ha trasformato radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo, interagiamo e persino pensiamo. Negli ultimi decenni, l'accelerazione dello sviluppo tecnologico ha portato a una digitalizzazione capillare di quasi ogni aspetto della nostra vita. Le informazioni viaggiano alla velocità della luce, le distanze fisiche sembrano annullarsi e le opportunità di connessione globale sono infinite. Tuttavia, vivere in un mondo digitale comporta anche sfide e interrogativi cruciali su privacy, etica, salute mentale e disuguaglianze sociali. Questo articolo esplorerà le implicazioni del vivere in un mondo dominato dal digitale, analizzando i cambiamenti positivi e negativi che questa rivoluzione comporta. La trasformazione della comunicazione Uno degli aspetti più evidenti della digitalizzazione è il cambiamento radicale nella comunicazione. Con l'avvento di Internet, le persone hanno accesso immediato a piattaforme che consentono di interagire con altre persone in tutto il mondo. Social network come Facebook, Instagram, Twitter, e più recentemente TikTok, sono diventati parte integrante della nostra quotidianità, creando un mondo iperconnesso. Questo ha portato a un abbattimento delle barriere geografiche e a una globalizzazione culturale senza precedenti. Tuttavia, questa iperconnessione ha anche portato a nuovi fenomeni come il sovraccarico informativo e la diffusione di fake news. La rapidità con cui le informazioni possono diffondersi online rende difficile verificare l'accuratezza delle notizie, creando disorientamento e una crescente polarizzazione sociale. Inoltre, la comunicazione digitale ha modificato profondamente le relazioni interpersonali. Le conversazioni faccia a faccia sono spesso sostituite da messaggi di testo o videochiamate, riducendo l'importanza del linguaggio non verbale e delle emozioni che ne derivano. Questo può portare a relazioni più superficiali e meno autentiche, anche se, paradossalmente, le persone sono più connesse che mai. L'impatto sul lavoro: dallo smart working all’automazione La digitalizzazione ha rivoluzionato il mondo del lavoro. In particolare, la pandemia di COVID-19 ha accelerato l'adozione dello smart working, permettendo a milioni di persone di lavorare da casa grazie a strumenti digitali come Zoom, Slack e Google Workspace. Molte aziende hanno iniziato a vedere i vantaggi di questo modello, come la riduzione dei costi operativi e una maggiore flessibilità per i dipendenti. Tuttavia, il lavoro da remoto ha anche posto nuove sfide, tra cui l'equilibrio tra vita privata e lavoro, l'isolamento sociale e la difficoltà nel mantenere una comunicazione efficace all'interno dei team. Un'altra importante tendenza legata alla digitalizzazione è l'automazione dei processi lavorativi. La diffusione dell'intelligenza artificiale e della robotica ha portato alla creazione di macchine in grado di svolgere compiti tradizionalmente riservati agli esseri umani, come l'analisi dei dati, la produzione industriale e persino la scrittura di articoli e testi. Mentre queste tecnologie migliorano la produttività e riducono i costi, suscitano preoccupazioni per il futuro dell'occupazione. Molti lavori manuali e di routine rischiano di essere eliminati, mettendo a rischio milioni di posti di lavoro. Allo stesso tempo, però, emergono nuove opportunità in settori legati alla tecnologia, alla programmazione e all'analisi dei dati. Educazione e apprendimento: nuove frontiere Il mondo dell'istruzione è stato profondamente influenzato dalla digitalizzazione. Piattaforme di apprendimento online come Coursera, edX e Khan Academy offrono corsi su una vasta gamma di argomenti, accessibili a chiunque abbia una connessione Internet. L'e-learning ha reso possibile l'educazione per milioni di persone che, per motivi economici, geografici o di altro tipo, non avrebbero potuto accedere a un'istruzione tradizionale. Inoltre, la tecnologia ha permesso una personalizzazione del percorso di apprendimento, adattando i contenuti alle esigenze e ai tempi dello studente. Nonostante questi vantaggi, la digitalizzazione dell'educazione presenta anche delle sfide. L'accesso diseguale alla tecnologia crea un divario tra chi può usufruire di questi strumenti e chi non ne ha la possibilità, aggravando le disuguaglianze sociali ed economiche. Inoltre, il rapporto umano tra insegnanti e studenti, fondamentale per lo sviluppo personale e emotivo, può risultare compromesso in un contesto puramente virtuale. Privacy e sicurezza nell’era digitale Vivere in un mondo digitale comporta una maggiore esposizione delle informazioni personali. Ogni volta che navighiamo online, lasciamo tracce sotto forma di dati, che possono essere utilizzati da aziende, governi o hacker per vari scopi. La questione della privacy è diventata centrale, con numerosi casi di violazioni di dati e scandali legati alla raccolta non autorizzata di informazioni, come il caso di Cambridge Analytica. La sicurezza online è un altro aspetto cruciale. Le minacce informatiche, come phishing, ransomware e furti di identità, sono diventate sempre più sofisticate, rendendo necessario un costante aggiornamento delle misure di sicurezza. Tuttavia, molti utenti non sono adeguatamente informati sui rischi che corrono o su come proteggersi, il che rende il cyberspazio un luogo potenzialmente pericoloso. Oltre alla sicurezza personale, esiste anche una preoccupazione crescente per il controllo governativo e la sorveglianza di massa. In molti paesi, la tecnologia è utilizzata per monitorare i cittadini, sollevando interrogativi su libertà e diritti civili in una società digitale. Benessere e salute mentale: il lato oscuro del digitale Se da un lato il mondo digitale offre innumerevoli vantaggi, dall'altro ha un impatto significativo sul benessere psicofisico delle persone. La continua connessione ai dispositivi digitali ha portato a fenomeni come la dipendenza da social media, l’ansia da prestazione e il cosiddetto “doomscrolling”, ovvero l'abitudine di scorrere incessantemente contenuti negativi e angoscianti. Questi comportamenti possono avere effetti deleteri sulla salute mentale, alimentando sentimenti di isolamento, depressione e stress. Anche la qualità del sonno è compromessa dall'uso eccessivo di dispositivi elettronici, specialmente prima di dormire, a causa dell'esposizione alla luce blu degli schermi che interferisce con la produzione di melatonina. Le nuove tecnologie, inoltre, possono influenzare negativamente anche la salute fisica. L'uso prolungato di dispositivi digitali può provocare problemi come il mal di schiena, la sindrome del tunnel carpale e disturbi della vista. È quindi essenziale trovare un equilibrio tra i benefici offerti dalla tecnologia e la necessità di mantenere uno stile di vita sano e attivo. Il futuro del mondo digitale: verso una società più inclusiva? Guardando al futuro, il mondo digitale continuerà a evolversi rapidamente. La sfida principale sarà quella di creare una società più inclusiva, dove tutti possano trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalla tecnologia senza essere esclusi o penalizzati. Questo richiederà politiche che promuovano l'accesso equo alla tecnologia, l'alfabetizzazione digitale e la tutela dei diritti individuali. La tecnologia blockchain, la realtà aumentata e il metaverso sono solo alcune delle innovazioni che potrebbero rivoluzionare ulteriormente il modo in cui viviamo e interagiamo. Tuttavia, è fondamentale che queste innovazioni siano sviluppate e implementate con un approccio etico e sostenibile, tenendo conto delle conseguenze sociali ed economiche. Vivere in un mondo digitale offre immense opportunità, ma presenta anche sfide complesse. L'equilibrio tra l'utilizzo delle tecnologie per migliorare la nostra vita e la gestione delle conseguenze negative richiede consapevolezza, educazione e regolamentazione. Solo in questo modo potremo creare un mondo digitale che sia realmente al servizio delle persone, promuovendo il progresso senza sacrificare la nostra umanità.
Autore: by Antonello Camilotto 15 giugno 2025
Nonostante l’uso diffuso di SPID e CIE per accedere ai servizi pubblici, il voto online resta un miraggio: tra timori di sicurezza, vincoli legali e resistenze politiche, la democrazia digitale in Italia è ancora ferma al palo. Nel 2025, in un’epoca in cui si può aprire un conto corrente, firmare contratti e accedere a servizi pubblici tramite SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE), resta una domanda cruciale e apparentemente paradossale: perché non possiamo ancora votare online? Nonostante le promesse della digitalizzazione, il voto elettronico in Italia è ancora un tabù, e non certo per mancanza di strumenti. SPID e CIE rappresentano due delle principali identità digitali utilizzate dai cittadini per accedere in sicurezza a una vasta gamma di servizi. Ma quando si tratta di scegliere un governo, tutto si ferma. Le potenzialità ci sono SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e CIE sono sistemi di autenticazione sicuri, conformi agli standard europei e ampiamente utilizzati. Consentono già oggi operazioni sensibili, come accedere all’Agenzia delle Entrate, all’INPS o alla propria cartella sanitaria. Eppure, l’introduzione del voto online non è mai arrivata al banco di prova. ๏ปฟ Altri Paesi, come l’Estonia, hanno dimostrato che il voto elettronico è possibile: lì si vota online dal 2005 con un sistema sicuro e monitorato, che ha migliorato la partecipazione e abbattuto i costi. Ma l’Italia sembra frenata da un mix di timori tecnici, politici e culturali. I principali ostacoli Sicurezza e anonimato – Il principale ostacolo è garantire, contemporaneamente, l’identificazione certa dell’elettore e l’anonimato del voto. SPID e CIE servono proprio a identificare chi accede, ma il voto, per legge, deve essere segreto. Creare un sistema che separi in modo assoluto l’identità del votante dal contenuto del voto è un’impresa tecnica e giuridica tutt’altro che semplice. Rischi informatici – Il timore di attacchi hacker, manipolazioni del voto o malfunzionamenti dei server è reale. Un errore tecnico o una falla di sicurezza in un sistema di voto online potrebbe minare la fiducia dell’intero processo democratico. Divario digitale – Introdurre il voto online significherebbe escludere, almeno inizialmente, una parte della popolazione meno alfabetizzata digitalmente o priva di accesso stabile a internet. Questo potrebbe creare nuove disuguaglianze nella partecipazione elettorale. Mancanza di volontà politica – Infine, esiste un certo conservatorismo istituzionale: molti partiti e funzionari temono che cambiare le modalità di voto possa generare incertezze o alterare gli equilibri consolidati. E in un Paese in cui l’astensionismo cresce, un sistema più accessibile potrebbe ribaltare certi scenari. Le sperimentazioni (fallite o rimandate) Nel corso degli anni, si sono registrati diversi tentativi di sperimentazione. Nel 2020, in piena pandemia, si è parlato di estendere il voto online almeno ai cittadini italiani all’estero. Tuttavia, le sperimentazioni sono rimaste sulla carta, frenate da dubbi tecnici e giuridici. Anche alcune Regioni, come la Lombardia, hanno sperimentato forme di consultazione digitale, ma sempre in contesti non vincolanti o con forti limitazioni tecniche. Il futuro del voto (e della fiducia) Il vero nodo, al di là della tecnologia, è la fiducia. Il voto è il fondamento della democrazia, e ogni innovazione che lo riguarda deve essere inattaccabile, trasparente, verificabile. Nessuna tecnologia, per quanto avanzata, può essere adottata senza una solida architettura legale e un ampio consenso pubblico. Eppure, in un Paese dove milioni di persone utilizzano l’identità digitale per gestire la propria vita quotidiana, è lecito chiedersi se non sia il momento di iniziare un dibattito serio sul voto online. Una riflessione che metta al centro i cittadini, la sicurezza e l’equità. Perché la democrazia non può restare indietro rispetto alla tecnologia.
Mostra Altri