L’Italia ha creato il primo PC al mondo? Facciamo chiarezza

Spesso si sente parlare di invenzioni rivoluzionarie nate negli Stati Uniti, in Germania o nel Regno Unito. Tuttavia, circola da tempo una domanda affascinante: l’Italia ha creato il primo PC al mondo? La risposta è più sfaccettata di quanto sembri e merita un’analisi storica accurata.
Cos’è un “PC”?
Per rispondere alla domanda, è essenziale chiarire cosa intendiamo con “PC” (personal computer). Comunemente, con questo termine si indica un computer individuale, accessibile economicamente, pensato per un uso personale e non esclusivamente industriale, scientifico o militare. In questo contesto, il "primo PC" è generalmente attribuito a macchine sviluppate negli anni ’70 e ’80, come l’Altair 8800 (1975) o l’Apple II (1977), che hanno dato il via alla rivoluzione dell’informatica personale.
Il caso Olivetti: l’Italia nella corsa al computer
Ma torniamo all’Italia. La protagonista di questa vicenda è Olivetti, un’azienda di Ivrea fondata nel 1908. È stata una delle prime realtà europee a comprendere l’importanza della transizione dal meccanico all’elettronico.
Nel 1965, Olivetti presenta al pubblico la Programma 101 (P101), durante la fiera mondiale di New York (World’s Fair). Progettata da Pier Giorgio Perotto e il suo team, la P101 è considerata da molti storici il primo vero esempio di “desktop computer” o calcolatore personale.
Aveva una tastiera, un display (stampante), memoria interna e una modalità di programmazione utente, con dimensioni e prezzo pensati per uffici e non per grandi laboratori. È stata utilizzata persino dalla NASA durante le missioni Apollo.
Era davvero un “PC”?
Sebbene la P101 fosse molto più compatta e accessibile dei grandi mainframe dell’epoca, manca di alcune caratteristiche fondamentali che più tardi definiranno il PC moderno: un sistema operativo, la capacità di eseguire software general-purpose in multitasking, e un’architettura modulare.
Tuttavia, è indiscutibile che la Programma 101 sia stata un antesignano del concetto di “personal computer”, tanto da essere considerata un precursore dai principali musei tecnologici del mondo, incluso lo Smithsonian.
L’eredità di Olivetti
Negli anni successivi, Olivetti ha continuato a innovare, lanciando negli anni ’70 l’Olivetti P6060, il primo computer da scrivania con stampante integrata, e poi una linea di PC compatibili con MS-DOS negli anni ’80. Tuttavia, a causa di scelte industriali e politiche poco lungimiranti, l’azienda ha progressivamente perso terreno rispetto ai colossi statunitensi emergenti.
Allora, l’Italia ha creato il primo PC al mondo? Se intendiamo il primo computer da scrivania programmabile e pensato per l’uso individuale, la risposta è sì: la Programma 101 di Olivetti fu una pietra miliare. Ma se ci riferiamo al concetto moderno di personal computer, come lo intendiamo oggi — con sistema operativo, software espandibile, grafica e input/output avanzati — allora i pionieri sono altri, soprattutto negli Stati Uniti. Tuttavia, il contributo italiano è stato pionieristico, innovativo e troppo spesso dimenticato.
L’Italia non ha forse inventato il PC come lo conosciamo oggi, ma ha certamente aperto la strada affinché ciò fosse possibile. Un primato culturale e tecnologico di cui andare fieri.
© 𝗯𝘆 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗖𝗮𝗺𝗶𝗹𝗼𝘁𝘁𝗼
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