Il World Emoji Day: l’evoluzione delle faccine che raccontano il nostro tempo

Ogni 17 luglio si celebra il World Emoji Day, la giornata mondiale dedicata alle piccole icone digitali che da oltre due decenni colorano le nostre conversazioni virtuali. Nati in Giappone alla fine degli anni ’90, gli emoji sono oggi una lingua universale che supera confini geografici, barriere linguistiche e differenze culturali.
Perché proprio il 17 luglio?
La data non è casuale: l'emoji del calendario 📅 mostra, per default, proprio il 17 luglio. È un omaggio all’introduzione di iCal, il calendario di Apple, presentato per la prima volta in quella data nel 2002. Dal 2014, il fondatore di Emojipedia, Jeremy Burge, ha scelto di trasformare quella data nel momento perfetto per celebrare l’impatto degli emoji nella comunicazione globale.
Da semplici simboli a linguaggio globale
Gli emoji nascono in Giappone nel 1999 grazie a Shigetaka Kurita, che li progettò per la piattaforma i-mode di NTT DoCoMo. Erano 176 icone semplici, create per facilitare la comunicazione su piccoli schermi. Da allora, il loro numero è esploso: oggi sono oltre 3.800 quelli riconosciuti dallo Unicode Consortium, l’organismo che si occupa della standardizzazione del linguaggio emoji.
Oggi usiamo emoji per esprimere emozioni, ironia, idee astratte, identità e perfino ideologie. L’emoji 😂 ("face with tears of joy") è stato per anni il più usato al mondo, simbolo dell’ironia digitale. Ma le classifiche cambiano, così come il modo di comunicare.
Una giornata pop, ma anche riflessiva
Il World Emoji Day non è solo una festa leggera. Ogni anno, in questa occasione, si apre anche una riflessione sul ruolo culturale e sociale degli emoji. Le aziende tech annunciano nuovi aggiornamenti, l’Unicode Consortium anticipa le prossime icone in arrivo, e si discutono temi come l’inclusività, la rappresentazione di genere, le disabilità e le minoranze.
Negli ultimi anni sono stati introdotti emoji che rappresentano persone con disabilità, tonalità di pelle diverse, famiglie non tradizionali, e simboli di molte culture. Questo perché, come afferma Emojipedia, “gli emoji devono rappresentare tutti”.
Tra cultura pop e marketing
Il World Emoji Day è anche un’occasione per i brand: campagne social, gadget, edizioni speciali e post celebrativi invadono la rete. Nel 2021, ad esempio, Google ha annunciato una serie di redesign per rendere gli emoji più “universalmente comprensibili”, mentre Apple e Samsung colgono spesso l’occasione per mostrare anteprime delle nuove emoji in arrivo.
Ma anche il mondo dell’informazione e dell’arte guarda agli emoji con interesse: esistono mostre dedicate, studi accademici, e perfino traduzioni di classici come Moby Dick interamente riscritti in emoji.
Un futuro in continua evoluzione
In un’epoca dominata da comunicazioni brevi, visive e spesso asincrone, gli emoji hanno saputo conquistare uno spazio stabile tra parole e immagini. La loro evoluzione continua ci racconta molto di come cambia il nostro modo di esprimerci — e, in fondo, anche di come cambia il nostro modo di essere umani.
Il World Emoji Day è dunque molto più di una curiosità digitale: è una lente sulla nostra società. E forse, come direbbe qualcuno, una faccina vale più di mille parole. 😉
© 𝗯𝘆 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗖𝗮𝗺𝗶𝗹𝗼𝘁𝘁𝗼
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