Minacce in Rete: gli attacchi zero-click

Gli attacchi informatici evolvono con una rapidità impressionante. Tra le minacce più subdole e difficili da individuare spiccano gli attacchi zero-click, una categoria di exploit che non richiede alcuna interazione da parte dell’utente per compromettere un dispositivo o un account. Queste tecniche rappresentano un pericolo crescente, soprattutto per la loro capacità di passare inosservate anche ai sistemi di sicurezza più sofisticati.
Che cosa sono gli attacchi zero-click
Un attacco zero-click è una forma di intrusione che sfrutta vulnerabilità presenti in applicazioni o sistemi operativi, senza richiedere che la vittima compia alcuna azione, come cliccare su un link o aprire un allegato. Basta, ad esempio, ricevere un messaggio, una chiamata o una notifica per attivare l’exploit. Questo tipo di attacco è particolarmente insidioso perché elimina l’anello debole più comune della sicurezza informatica: l’errore umano.
Come funzionano
Gli attacchi zero-click si basano su vulnerabilità di tipo zero-day, cioè difetti di sicurezza sconosciuti ai produttori del software al momento dell’attacco. Gli aggressori individuano e sfruttano questi punti deboli per eseguire codice malevolo sul dispositivo della vittima. In molti casi, l’attacco avviene attraverso servizi di messaggistica o comunicazione come iMessage, WhatsApp o MMS: basta ricevere un messaggio contenente dati strutturati in modo anomalo per attivare il codice exploit.
Una volta compromesso il sistema, l’aggressore può ottenere accesso completo al dispositivo, alle conversazioni, ai file, ai contatti e persino alla fotocamera e al microfono.
Esempi noti
Uno dei casi più noti è quello legato al software di sorveglianza Pegasus, sviluppato dalla società israeliana NSO Group. Pegasus è stato utilizzato in diversi contesti per spiare giornalisti, attivisti e politici, sfruttando vulnerabilità zero-click di applicazioni come iMessage. Anche se Apple e altri produttori hanno poi rilasciato patch correttive, questi episodi hanno mostrato quanto possano essere pericolosi gli attacchi di questo tipo.
Perché sono difficili da individuare
Gli attacchi zero-click non lasciano quasi tracce evidenti. Poiché non richiedono interazione, non esistono log di clic o comportamenti sospetti che possano far scattare un allarme. Spesso solo un’analisi forense approfondita del dispositivo può rivelare l’avvenuta compromissione. Questo li rende strumenti ideali per operazioni di spionaggio e sorveglianza mirata.
Come proteggersi
Anche se nessuna misura è completamente efficace contro le vulnerabilità sconosciute, è possibile ridurre il rischio seguendo alcune buone pratiche:
- mantenere sempre aggiornato il sistema operativo e le applicazioni;
- installare solo app provenienti da fonti ufficiali;
- limitare i permessi delle app, soprattutto l’accesso a fotocamera, microfono e messaggi;
- utilizzare sistemi di sicurezza avanzati e soluzioni di monitoraggio comportamentale;
- essere consapevoli che anche un dispositivo apparentemente “sicuro” può essere vulnerabile.
Gli attacchi zero-click rappresentano una delle frontiere più avanzate e pericolose del cybercrimine. Il loro carattere invisibile e l’assenza di interazione da parte dell’utente li rendono difficili da prevenire e individuare. La sfida per il futuro sarà quindi quella di sviluppare sistemi in grado di rilevare comportamenti anomali a livello profondo del software, unendo tecniche di intelligenza artificiale e sicurezza proattiva per contrastare minacce che non danno neppure il tempo di un clic.
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