Sharenting: quando condividere i figli online diventa un rischio

Negli ultimi dieci anni lo sharenting — la pratica di pubblicare foto, video e informazioni sui propri figli sui social network — è passato dall’essere un’abitudine affettuosa a una questione di sicurezza e tutela della privacy sempre più discussa. Se da un lato raccontare la crescita dei bambini online permette a molti genitori di sentirsi parte di una comunità, dall’altro esporre troppo i più piccoli può trasformarsi in un pericolo reale.
Identità digitali create senza consenso
Secondo numerosi studi, un bambino medio potrebbe avere online centinaia di immagini già prima di compiere i cinque anni, spesso senza aver mai potuto esprimere un consenso consapevole. Questi contenuti vanno a costruire una sorta di “identità digitale” preconfezionata, che li accompagnerà per tutta la vita.
Il problema non è soltanto etico: foto e video possono essere copiati, manipolati o diffusi su piattaforme non controllate. Inoltre, dettagli apparentemente innocui — come il nome della scuola, l’orario delle attività o gli indirizzi visibili nello sfondo — possono trasformarsi in informazioni sensibili.
Rischi legati alla sicurezza
Gli esperti mettono in guardia da due minacce principali.
La prima è il furto d’identità minorile: dati e immagini possono essere utilizzati per creare profili falsi o truffe online. La seconda riguarda contesti ancora più critici, come la possibilità che certe foto vengano prelevate e riutilizzate in ambienti inappropriati.
A rendere il quadro più delicato contribuisce l’uso dell’intelligenza artificiale. Strumenti sempre più accessibili permettono di produrre deepfake convincenti partendo da poche immagini trovate in rete.
Un confine sottile tra documentazione e sovraesposizione
Molti genitori condividono contenuti in buona fede: celebrano un traguardo, cercano consigli o vogliono tenere un diario digitale dei momenti più importanti. Il confine tra documentazione e sovraesposizione, però, può diventare labile. Un video divertente oggi potrebbe diventare fonte di imbarazzo domani, quando il bambino sarà più grande e consapevole.
Diversi psicologi sottolineano che crescere sapendo di essere stati costantemente esposti può avere ripercussioni sull’autonomia e sulla percezione della propria immagine.
Linee guida per un uso più consapevole
Gli esperti suggeriscono alcune buone pratiche per ridurre i rischi:
- Limitare la quantità di contenuti pubblicati e scegliere con attenzione le immagini.
- Oscurare dettagli sensibili come targhe, uniformi scolastiche o indirizzi.
- Utilizzare impostazioni di privacy restrittive e gruppi chiusi.
- Evitare contenuti che ritraggono momenti intimi o potenzialmente imbarazzanti.
- Chiedere il permesso ai figli quando sono abbastanza grandi da esprimere un’opinione.
Verso una nuova consapevolezza digitale
Lo sharenting non è destinato a scomparire, ma cresce l’attenzione verso un approccio più critico e responsabile. In un’epoca in cui ogni post può diventare permanente, riflettere prima di pubblicare è una forma di tutela indispensabile. Perché proteggere la privacy dei più piccoli non significa privarli dei ricordi, ma garantire loro la libertà di scegliere quali lasciare al mondo digitale.
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